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Mangiare, prima di tutto, con gli occhi!


Quand’è che mangiare diventa arte, un vero e proprio stile di vita, quasi filosofia?
E’ semplice!
Quando si ha a che fare con il Giappone



L’arte della cucina è tenuta in gran considerazione da diversi secoli (e chi è stato in Giappone, avrà sicuramente notato la gran cura per i piatti, anche per i più semplici)
Si dice che le caratteristiche fondamentali di una portata siano tre: il sapore, la bellezza e il vasellame.


E’ facile che alcuni piatti giapponesi appaiano poco saporiti ai palati occidentali, la prima volta che si assaggiano, ma occorre considerare che il principio del “mangiare con gli occhi” è essenziale. Gli ingredienti devono mantenere la propria naturalezza (dal colore alla consistenza originaria), valorizzati dalle stoviglie (piatti o ciotole) che li contengono, proprio come una cornice può risaltare un’opera d’arte.


Daifuku

Il cuoco-artista giapponese riesce a far apparire tanto ciò che invece è poco, buono ciò che di per sé ha un sapore leggero, semplice e delicato.
Un elemento fondamentale nella vita dei giapponesi, così come nella cucina, è rappresentato dalle stagioni.



Premettendo che il popolo del Sol Levante (nonostante la modernizzazione) ha un rapporto con la natura diverso da noi occidentali, i cambiamenti stagionali (sebbene la natura agricola sia ormai mutata) hanno una parte fondamentale nell’esistenza di un giapponese tanto che i menu sia casalinghi che dei ristoranti più raffinati cercano di presentare sempre ricette che suggeriscono ai commensali la stagione del momento.

春 haru Primavera





momento in cui si gustano le prime erbe di montagna. Questa stagione è amatissima dai giapponesi per il fenomeno dell’hanami, ovvero lo spettacolo dei ciliegi in fiore





夏 natsu Estate






si prediligono cibi freschi come i somen freddi e si usano molto stoviglie in vetro per dare un’idea di freschezza.








秋 aki Autunno








si gusta il riso del nuovo raccolto con i prodotti del momento, magari castagne.








冬 fuyu Inverno




è il periodo delle zuppe e dei bolliti, come nel caso dell’oden. Ogni convenient store, i nostri 24 ore, allestiscono un grande oden da cui poter riempire la propria porzione di bolliti.




Come vi ho detto la cucina giapponese è ricca di regole

Alcune riguardano la preparazione degli ingredienti (come tagliare il pesce o le verdure), altre il galateo (come usare o non usare le bacchette, il loro buon appetito “itadakismasu” e il loro grazie del cibo gochisou sama deshita”), altre ancora l’estetica della tavola.


Ad esempio, sul vassoio, le ciotole e i piatti hanno una posizione prestabilita: il riso va a sinistra di chi mangia (in ciotole di ceramica), la minestra nell’angolo destro (in ciotole di legno laccato), i bastoncini devono essere vicini, perfettamente in linea davanti al commensale, appoggiati su un piccolo sostegno. E così via.

Nella scelta degli ingredienti freschi di stagione, non dimenticate.
  • i cinque colori: rosso, verde, giallo, bianco e nero;
  • i cinque tipi di cottura: crudo, alla griglia, a vapore, bollito e fritto;
  • i cinque sapori: amaro, dolce, salato, acidulo e piccante;
Un perfetto vassoio in stile giapponese con riso, zuppa e tempura.

La cucina giapponese non è solo bella alla vista e buona per il palato, ma è anchesalutare per il corpo, grazie alla sua capacità di soddisfare senza appesantire con grassi, calorie e zuccheri.
Senza nulla togliere alla nostra dieta mediterranea, grande pregio della cucina nipponica è la sua leggerezza, unita alla digeribilità. I grassi sono quasi assenti, i vegetali sono cotti pochissimo per mantenere tutte le loro qualità (oltre che forma, colore e sapore). Senza tenere conto delle proprietà d’ingredienti comealghe, miso, tofu, ecc.


Una delle forme più moderne di quest’arte nipponica, a mio parere, sono i bento ( お弁当 ), ovvero il pranzo al sacco. Moderni per lo stile con cui vengono creati oggi giorno, ma non per la loro storia; infatti, l’abitudine di portare in viaggio i propri pasti risale ai primi secoli del primo millennio d.C. , per poi affermarsi nel XVII sec.


Oggi fanno parte della quotidianità di moltissimi giapponesi, dai più giovani studenti delle elementari ai salaryman della capitale. C’è chi li acquista preconfezionati presso un qualsiasi, combini (abbreviazione di convenient store) e chi ha la fortuna di potersi gustare quello cucinato dalla propria mamma.  I bento possono essere semplicissimi oppure dai molteplici colori e decorazioni, ma tutti racchiudono in sé il principio del “mangiare bene anche fuori casa”.


Che cosa sono, dunque, i bento? Non sono altro che scatole (tonde, quadrate, a più strati, colorate, decorate, ecc.) al cui interno vengono sistemati vari manicaretti; l’importante è creare un pasto completo (riso, carne e verdura o frutta) e armonioso alla vista.


Se l’idea di dilettarvi con la cucina giapponese vi spaventa (troppe regole da seguire), provate con i bento! Si può creare un pranzo al sacco all’italiana usando le nostre scatole della “Tupperware”: una bella insalata di riso, qualche patata lessa e del tonno sono perfetti.
Volete un’idea per rendere carino il vostro bento? Date un’occhiata alla proposta del mio canale: il mio primo bento, in stile giapponese però.

Bento


Link alla video ricetta del mio blog ‘Il Cibo delle Coccole’.
Allora, vi sentite un po’ più vicini anche voi al Giappone? La cultura culinaria di un paese è molto importante per capire anche l’essenza del suo popolo.
E poi, come si può resistere a tanta bellezza? Persino un semplice onighiri (le polpette di riso) riesce a intenerirmi. Per non parlare dei dolcetti tipici giapponesi: sembrano usciti dal mondo delle fiabe


Onighiri classico
Vi lascio con una frase che, a parer mio, racchiude l’essenza della cucina giapponese: “la bellezza ha un valore universale e può essere compresa da chiunque”.



P.S: trovate i miei articoli sul Giappone anche sul sito di Remark-Re

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